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Quando il pulsante era nuovo, la gente era spaventata

Nov 25, 2023

Campanello di casa. Il citofono. L'ascensore. C’era una volta, a partire dalla fine del XIX secolo, premere il pulsante che attivava tali dispositivi era una strana nuova esperienza. Il pulsante elettrico, l’interfaccia ormai banale tra uomo e macchina, era originariamente una scintilla di meraviglia, ansia e trasformazione sociale.

Come spiega la studiosa di studi sui media Rachel Plotnick, le persone temevano che il pulsante elettrico avrebbe atrofizzato le capacità umane. Si chiedevano se tali dispositivi avrebbero sigillato le meraviglie della tecnologia in una scatola nera: “facile, opaca e quindi indiscussa dai consumatori”. Oggi probabilmente dovresti rivolgerti a un elettricista per riparare ciò che alcuni bambini allora sapevano fare: campanelli elettrici, pulsanti e cicalini.

"Alcuni credevano che gli utenti dovessero interrogare in modo creativo questi oggetti e imparare come funzionavano come parte di un'educazione elettrica più ampia", spiega Plotnick. "Altri... hanno suggerito che premere i pulsanti potrebbe aiutare gli utenti a evitare esperienze tecnologiche complicate e laboriose. Questi approcci riflettono i tentativi di diversi gruppi di gestire le paure dell'elettricità."

I pulsanti elettrici, essenzialmente interruttori on/off per circuiti, furono immessi sul mercato intorno al 1880. Come molte innovazioni tecnologiche, sono apparse in più luoghi in forme diverse. I loro predecessori erano pulsanti meccanici e manuali come i tasti degli strumenti musicali e delle macchine da scrivere. Prima dell'elettricità, i pulsanti attivavano un meccanismo a molla o una leva.

La stessa parola "bottone" deriva dal francese bouton, che significa brufolo o proiezione, e spingere o spingere in avanti. È impossibile individuare un'unica origine del pulsante, scrive Plotnick, ma tali interfacce includevano i "pulsanti inanimati che adornavano i vestiti". Tra il 1880 e il 1920 furono presentate centinaia di domande di brevetto per "bottoni elettrici" o "pulsanti".

Alla fine del diciannovesimo secolo, secondo Plotnick, molti laici avevano "una conoscenza pratica non solo dell'elettricità, ma anche dei pulsanti che premevano e del rapporto tra i due". Coloro che promuovevano l'elettricità e vendevano apparecchi elettrici, invece, volevano che le interfacce a pulsanti fossero "semplici e prive di preoccupazioni". Pensavano però che il mondo avesse bisogno di meno pensieri e armeggi e di più azioni automatiche. "Tu premi il pulsante, noi facciamo il resto" - il famoso slogan della Eastman Company per le fotocamere Kodak - potrebbe essere preso come lo slogan di un intero stile di vita.

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Alla fine, l’idea che l’elettricità fosse una sorta di magia avrebbe trionfato su un approccio più pratico e demistificante.

Plotnick cita un educatore e attivista del 1916 che si lamenta del fatto che premere un pulsante "sembra sollevare qualcuno da ogni necessità di responsabilità su ciò che accade dietro il pulsante". Ciò risuona ora, più di un secolo dopo, quando la tecnologia è ancora più complicata e ancora più intimamente intrecciata con le nostre vite. La “scatola nera” regna sovrana.

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